30 maggio 2013

kiss me, kiss me Licia!



La TV trasmetteva un nuovo telefilm "Kiss me Licia", tratto ... dall'omonimo cartone animato. Io avevo 17 anni, ovvero quell'età strana in cui oscilli tra l'impegno quotidiano nel seguire le puntate di  un cartone animato, del quale parlare con le amiche, ai preparativi per andare a ballare il sabato sera, impegnandosi a sembrare una ragazza più grande.
Nel telefilm Licia aveva un fidanzato che si chiamava Mirco, biondissimo, con una striscia arancione che gli tingeva curiosamente  i capelli, ma a parte questo era proprio un bel ragazzo, accipicchia!
Il telefilm lo guardavo con mia madre, andava in onda prima di sera, quando io rientravo da Sarzana dove ero stata in biblioteca a studiare e insieme preparavamo la cena.
Se non che un pomeriggio  passando sotto i portici di piazza Martiri per recarmi in biblioteca, vidi un ragazzo che mi sembrava esattamente uguale a Mirco!!!
 Lo incrociai anche qualche giorno dopo, ma questa volta fui lesta a chiedergli d'accendere. Lui mi accese la sigaretta e proseguì indifferente il suo cammino.
Lo dissi a mia madre la sera durante la visione del solito telefilm "sai mamma, a Sarzana ho visto un ragazzo che è uguale a Mirco". E lei rispose "lo so chi dici, l'ho visto anch'io."
E fu così che andai dalla Ely che al liceo era in II C,  e le descrissi il tipo: è biondo, ha gli occhi azzurri etc. e allora la Ely che conosceva più gente di me a Sarzana, nel giro di poco tempo mi procurò nome e cognome del tipo. Ripeto, sulla base della descrizione!
Ora, io ero giovane, ma oggi come allora la faccia non è che mi mancasse! Che una mattina Gianni mi telefona   e mi chiede se per caso ho chiamato "Il Segretario" e che dire  dell'Altro, quello dello sciopero del 2002, che l'ho fermato sotto i portici di via XX tre mesi fa e gli ho detto che non se ne può più di questi senatori a vita del sindacato!
E figuriamoci dunque  come potevo essere intraprendente a 17 anni, quando mi ero presa una cotta per un ragazzo che era uguale a protagonista del mio telefilm preferito!
Ebbi fortuna perchè con il suo cognome sull'elenco del telefono erano in pochi e quindi  gli telefonai a casa! E fu così che divenni Kiss me Licia!

Le non godute

Le non godute 

di Guido Gozzano

Desiderate più delle devote
che lasceremmo già senza rimpianti,
amiche alcune delle nostre amanti,
altre note per nome ed altre ignote
passano, ai nostri giorni, con il viso
seminascosto dal cappello enorme,
svegliando il desiderio che dorme
col baleno degli occhi e del sorriso.

E l'affanno sottile non ci lascia
tregua; ma più si intorbida e si affina
idealmente dentro la guaina
morbida della veste che le fascia...
Desiderate e non godute - ancora
nessuna prova ci deluse - alcune
serbano come una purezza immune
dalla folla che passa e che le sfiora.

Altre, consunte, taciturne, assorte
guardano e non sorridono: ma sembra
che la profferta delle belle membra
renda l'Amore simile alla Morte;
ardenti tutte d'una febbre e cieche
di vanità; biondissime, d'un biondo
oro, le cinge il pettine, secondo
l'antica foggia delle donne greche.

Per altre, il nodo greve dell'oscura
treccia è d'insostenibile tormento;
sembra che il collo, esile troppo, a stento,
sorregga il peso dell'acconciatura;
l'opera dei veleni in altre adempie
un prodigio purpureo: le chiome
splendono di riflessi senza nome
dilatandosi ai lati delle tempie...

Belle promesse inutili d'un bene
lusingatore della nostra brama,
quando una sola donna che non s'ama
c'incatena con tutte le catene;
quando ogni giorno l'anima delusa
sente che sfugge il meglio della vita,
come sfugge la sabbia tra le dita
stretta nel cavo della mano chiusa...

Le incontrammo dovunque: nelle sere
di teatro, alla luce che c'illude;
la bella curva delle spalle ignude
ci avvinse del suo magico potere;
e quando l'ombra si abbatté su loro
addensandosi cupa entro le file
dei palchi, il freddo lampo d'un monile
fu l'indice del duplice tesoro.

E le avemmo compagne, ma per brevi
ore, in vïaggi taciti, in ritorni,
le ritrovammo dopo pochi giorni
nei rifugi dell'Alpi, tra le nevi;
le ritrovammo sulla spiaggia, al mare,
dove la brama ci ferì più acuta:
ah! Per quella signora sconosciuta
ore insonni, nella notte, lungo il mare!...

Chi sono e dove vanno? Dove vanno
le crëature nomadi? Per quanti
anni, nel tempo, furono gli amanti
presi e delusi dall'eterno inganno?
Ah! Noi saremmo lieti d'un destino
impreveduto che ce le ponesse
a fianco, tristi e pellegrine anch'esse
nel nostro malinconico cammino.

Più d'un inganno lasciò largo posto
a più d'una ferita ancora viva...
Taluna - intatta - ci attirò furtiva
seco, ma per un utile nascosto;
altre, già quasi vinte, quasi dome,
nella nostra fiducia troppo inerte,
fantasticate quali prede certe,
furono salve, non sappiamo come...

Ed altre... Ma perché tanti ricordi
salgono dall'inutile passato?
Salgono col profumo del passato
da un cofanetto pieno di ricordi?
Ed ecco i segni, ecco le cose mute,
superstiti d'amori nuovi e vecchi,
lettere stinte, nastri, fiori secchi,
delle godute e delle non godute...

Desideri e stanchezze, indizi certi
d'un avvenire dedito all'ambascia
torbida che si schianta e che ci sfascia
rendendoci più tristi e più deserti...
Eppure, un giorno, questa febbre interna
parve svanire: quando ci si accorse,
tardi, di quella che sarebbe forse
per noi la sola vera amante eterna...

Tanto l'amammo per quel solo istante
ch'ella si volse pallida su noi
nell'offerta di un attimo, ma poi,
sparve, ella pure; sparve come tante
altre donne che passano, col viso
seminascosto dal cappello enorme
inasprendo la brama che non dorme
col baleno degli occhi e del sorriso...

Io cammino tra le rose!

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rosa Baronesse di Tantau

26 maggio 2013

Lo scotto in Battilana


post del 2009, dedicato all'epoca e oggi alla memoria di mio zio Oreste di Bonascola, uomo mite, onestissimo e distributore di sorrisi e anche di qualche lacrima pure a distanza di 25 anni da quando ci ha lasciati.

Credo siano passati quasi una trentina d'anni. All'epoca anche persone di estrazione modesta potevano farsi una casa senza tribolare più di tanto. E così i miei nonni di Battilana acquistarono una vecchia casa per risistemarla insieme a mio zio e farne l'abitazione per lui e la sua famiglia (per Battilana si rimanda nota n.1).
Ricordo che anche se certamente il grosso del lavoro lo fecero i muratori,ci furono contributi un po'tutta la famiglia, bimbi compresi. In modo particolare è restata impressa nella mia memoria una divertentissima giornata di demolizione, di mura e calcinacci che mi sembrò un gioco. Anzi, era un gioco! 
Nelle campagne, nei contesti rurali e di clan, come Battilana appunto, era normale che i ragazzini dessero una mano alle faccende dei grandi, che si trattasse della vendemmia o della raccolta delle patate, era vissuto tutto spensieratezza e poi mio fratello ed io lo sentivamo anche un po'come un nostro dovere.
Le mie cugine no, loro non venivano nemmeno a fare la vendemmia, però si sono pregiudicate per sempre, secondo me, quelle bellissime parate sul carro trainato dal trattore di mio nonno Nandino, al ritorno dai campi, quando noi bambini  ci sperticavamo in saluti per farci vedere da tutti , nel privilegio di esser seduti sul carro, tra i bigonci pieni d'uva bianca e nera.
I miei nonni sono sempre stati dei lavoratori infaticabili, all'epoca della casa in costruzione poi erano giovani e quindi il progetto di mio zio andò a buon fine. Era usanza a quei tempi che  una volta che i lavori terminavano il tetto della casa, fosse issata una bandiera sull'edificio. Di solito ci piazzavano la bandiera italiana: attenzione sto parlando di un'usanza che precede cronologicamente i clamori del Mundial del 1982 e tanto meno la voglia di bandiere, divise e istanze similmonarchiche che da oltre un decennio pervade,nella forma, un Paese sempre più allo sfascio e allo sbagascio.
No!All'epoca si piazzava sul tetto della casa una bandierina tricolore e stop. Senza tante storie. Un piccolo rettangolo di stoffa poco più grande di un fazzoletto.
I miei nonni invece fecero svettare sul tetto della casa una bandiera rossa : eravamo o no in Battilana?!
E' palese che in questa ritualità ci sia qualcosa di arcaico: l'eco di una leggenda, presente un po'in tutte le culture, che vuole che la fondazione di una città, di più di una civiltà, sia caratterizzata alla sua origine dall'uccisione di un serpente, di un drago, insomma, di un bestio infilzato da un'asta. 
Oggi non lo so se si usa sempre piantare la bandiera italiana sul tetto di una casa di nuova costruzione. Non credo. Intanto perché ci sono sempre meno privati che si possono fare una casa per fatti loro, proliferano infatti le villette a schiera, le ditte edili vanno di fretta, ma soprattutto, i muratori sono per lo più stranieri, magari nella stessa ditta operano nazionalità diverse, ragion per cui non mi sembra chiaro quale bandiera sarebbe legittimo piantare. 
Ma la ritualità battilanese non terminò con la bandiera, proseguì infatti  con "lo scotto". Io, bambina che andava per i 10 anni o giù di lì, non sapevo cosa fosse , salvo poi viverlo in prima persona in quella notte d'estate in cui i miei nonni, per "pagare lo scotto" invitarono a cena tutti i loro parenti di Battilana e anche alcuni di Bonascola, cioè mia zia Maria "di Candia", sorella di mia nonna Beatrice e il marito di Maria, lo zio Oreste.
E così ci fu festa nell'aia dei miei nonni quella sera, dove in tantissimi mangiammo spaghetti conditi con un memorabile sugo di granchi preparato per tutti dallo zio Orè.
Quanti eravamo quella sera seduti ai tavoli imbanditi nell'aia dei miei nonni!
Forse eravamo anche in troppi, almeno per i miei gusti perché tra i convenuti c'era un mio cugino di secondo grado, tale Francesco, un ragazzino poco più grande di me, il quale da buon antipatichello mi disse che il completino di raso rosso, con i pantaloncini e la canotta,che indossavo non era un originale della Adidas! Me lo disse come se mi fossi macchiata di chissà quale onta! Francesco! così giovane e così st..zo! E ora che ci penso anche bugiardo!
Ma a parte il Pierino battilanese, fu una serata di allegria condivisa, che dopo la cena proseguì con la musica della fisarmonica di mio nonno Nandino.
Nonno se ora mi stai ascoltando dal Paradiso dei Comunisti, ti voglio dire che se all'epoca ti avrò dato l'impressione di preferire le canzoni di Miguel Bosè alla tua musica,  (sempre meglio delle mie cugine che erano fissate con Pupo!) tuttavia vorrei farti sapere che per me era un privilegio quando ci facevi ascoltare la tua fisarmonica, era impossibile resistere al quel buonumore contagioso!
Come fu la notte d'estate dello scotto, tra le risate, i motti di spirito che passavano da un tavolo all'altro, divertenti, ma mai salaci, perchè io non mi ricordo di avere udito nella mia infanzia battilanese, cose sconvenienti per i bambini (vedi nota 2).
Ma colui che strappò più sorrisi e risate a tutti, fu come al solito lo zio Oreste, la cui presenza era già di per sé garanzia di buonumore. E si rincorrevano le voci e si levavano dai tavoli "Oh Orè!" "Ne Orè, ven po'chi! Ven'a ber un po'd'vin'!" E ancora "e per il cuoco Orè hip hip urrà!"
E tutti quanti in coro, a squarciagola: urrà!!!
Non era certo un campione quanto a bellezza, mio nonno Nandino  infatti per pigliare in giro bonariamente quel suo cognato, lo chiamava Rodolfo Valentino (sempre meglio di colui  che sempre a causa della mancata avvenenza  da mio nonno si beccò l'appellativo di Negus o dell'altro che restò a vita soprannominato Il Marziano, soprannome poi ereditato dal figlio detto Il Marzianin), nondimeno tutti adoravano Oreste,  quel uomo alto, dal sorriso dolcissimo, a cui la mia famiglia deve tanti momenti felici.
E'mancato pochi anni dopo, non ancora sessantenne, non so se fece in tempo ad andare in pensione dalla fabbrica in cui lavorava, la storica Coca Apuania(vedi nota 3). 
Quantunque acquisito, mio zio Orè è una delle persone che ha lasciato i ricordi più belli della mia infanzia e voglio ricordare a distanza di tempo la sua grande bontà e tutta questa storia della festa dello scotto in Battilana è dedicata a lui.


note
1)Battilana è in provincia di Massa Carrara, al limite tra la Toscana e la Liguria: i suoi abitanti si caratterizzano per non avere i tratti rinomati degli abitanti né dell'una né dell'altra regione, dal momento che noi liguri apuani, non siamo come pensa erroneamente qualcuno "misti", siamo decisamente ALTRI. E siamo soliti a frequentazioni prestigiose. Su Battilana , sui costumi dei suoi abitanti e sul lessico e sulla mitologia battilanese ho scritto in diverse occasioni, in altro a sinistra nella pagina, è possibile effettuare un'interessante ricerca, fermo restando il fatto che io sono una battilanese per metà, per giunta trapiantata e cresciuta altrove, cioè a almeno due km da Battilana centro.

2) devo precisare il concetto: all'epoca mi capitava di udire assai di frequente espressioni , per altro gratuite, pronunciate in linguaggio poco riguardoso nei confronti di Santa Romana Chiesa, ma diciamo che non ricordo nel corso delle mie estati infantili battilanesi di aver udito un modo di scherzare volgare, o comunque non adatto a orecchie infantili che avessero a che fare con la sessualità.

3)davvero storica la cosiddetta "Coca Apuana" come l'hanno sempre chiamata da queste parti, il cui nome vero è Italiana Coke.

25 maggio 2013

Debutti e conferme!

Sul suo blog ABOUTGARDEN sono finita più due anni fa e ho capito subito che era speciale, sebbene  all'epoca devo averne colto proprio gli albori.
Simonetta ha la virtù di prendere cose semplici, come le violette che crescono in un angolo del giardino o le erbe dimenticate della nostra tradizione contadina e sublimarle poi in una dimensione creativa che le rende Arte e Cultura al tempo stesso.
Lei non ci fa vedere il giardino dei sogni, quello costoso del vorrei ma non posso. No, Simonetta insegna che uno sguardo nuovo (o antico?) su quanto abbiamo a portata di mano, può elevare qualcosa di semplice e banale, al rango  di una soluzione raffinata, nondimeno alla portata di chiunque.
Non è sempre indispensabile comperare ciò che ci piace!Le cose belle  infatti, ci guida Simonetta, si possono anche creare, costruire, inventare...di sana pianta!
Ma Simonetta è anche voce narrante di giardini storici e raffinata maestra di acquarello.
E così è con molta emozione, che accolgo questo suo ennesimo traguardo nell'ambito della divulgazione  del giardinaggio pratico, concreto, dal quale lei non si discosta mai e quindi la sua collaborazione con una nuova rivista Fare in Famiglia, la cui edizione fa capo a Famiglia Cristiana, periodico  stimato  anche da una dolce rivoluzionaria come la scrivente.


24 maggio 2013

sui regali di compleanno

Mio suocero mi viene a chiedere dove acquistare un libro di cucina sarzanese (di Sarzana!) perchè domani una sua (nostra) parente acquisita compie 50 anni.
Intanto non li dimostra per niente!accipicchia! e a me  che nutro un'istintiva simpatia verso questa ragazza, scatta immediatamente la molla femminile-solidale: "Ma cosa le regali un libro di cucina?! Ma vai in profumeria! comprale qualcosa di carino!". 
Lui ribatte che no, che a lei la cucina interessa tantissimo, vero ha anche un blog, che lei legge questi tipo di libri, che è stata anche a una rassegna...etc.
Ho capito! anch'io adoro il giardinaggio e vado alle mostre-mercato, tuttavia tra un manuale sui segreti del compostaggio e un rossetto di Guerlain, non è che ci devo pensare!
Per altro è vero che sono tempi di crisi e che bisogna fare regali utili, come si dice...si però allora proprio dal momento che sono tempi di crisi, se un regalo deve essere tale, non è forse giusto che sia uno sfizio-sfizioso? (non so se si è capito il passaggio concettuale).
E allora sono andata in profumeria e ho acquistato come regalo per la nostra un'indispensabile kit della Smashbox, con set da viaggio comprendente mascara, matita, primer, lucidalabbra, cosmetici che  uniscono  il pregio di essere di qualità, al fatto di NON essere testati sugli animali.


fashion nonna

E'mancata da poco e aveva quasi 100 anni. Sua nipote è una mia amica deliziosa, quasi una sorella minore.
E la mia amica mi riferiva (mentre commentavamo l'outfit di una che ci era antipatica)  i principi della nonna e cioè che le belle ragazze come noi, cioè volevo dire le giovani donne, si devono vestire carine, non si devono infagottare cioè si deve vedere che sono proporzionate e che invece i pantaloni da Ali Babà stanno bene a quelle malfatte!

autobiografia musicale



 beh, beh, beh....mi ricorda qualcuno! (del resto io l'ho sempre detto che il mio gusto musicale fu irreparabilmente corrotto nelle estati della mia infanzia dai nonni a Battilana, quando le miei cugine più grandi mi facevano ascoltare solo l'opera omnia di Pupo e dei Pooh.)

23 maggio 2013

Sweet Juliet

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Salvia

 photo 23mayDSC05700.jpg La salvia del poggio, anzi sull'argine. Perché i confini del mio giardino sono gli argini antichi del torrente la Giara di Sarzana.

Luna

 photo 23mayDSC05693.jpg Quando vado in giro con lei mi fermano continuamente, che a me vien quasi da dire: "Ma non l'avete mai visto un cane?". Però è proprio bellina! La mamma è un pastore apuano, il papà un samoiedo. Spero che smetta presto di cibarsi di talee di rose e di trovare refrigerio spaparanzandosi sopra i miei iris!

Talee di rosa? Siii!

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questa rosa si chiama CARDINAL RICHELIEU e appartiene a un generoso arbusto che ho realizzato partendo da una talea.
Direi che tra un mesetto, diciamo pure dalla metà di luglio in poi si può partire alla grande con le talee, vale sempre la pena di provarci, anche se a mio giudizio il periodo migliore migliore va da fine settembre a inizio novembre. Se vi accingete a fare le talee nel periodo estivo,fate attenzione al livello di umidità e infrascatele un po'al riparo delle altre piante. Quindi con l'augurio a chi mi legge, di rendere più bello il mondo introducendo nuove rose, vi rimando al mio tutorial : COME FARE LE TALEE DI ROSE!

20 maggio 2013

# TI SALUTO


In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.
In Italia l’insulto sessista è pratica comuneperché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.
Questo post è pubblicato in contemporanea anche da Marina TerragniLoredana Lipperini,Giovanna Cosenza , Giorgia Vezzoli e Lorella Zanardo.
Se ti va, copincollalo anche tu!

14 maggio 2013

giardinicola

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 Io stessa alle volte mi chiedo, se ho un giardino...o un "allevamento di piante", cioè manco una coltivazione, proprio un allevamento!
Ma poi se ci pensi il giardino è un po'come la vita e se ci metti dentro tante cose, è vero che è un casino seguire tutto, che magari una pianta la trascuri e ti campa prospera e felice, o al contrario una ci stai troppo addosso...e ti muore ugualmente. E alle volte devi scommettere e così trapianti una rosa a luglio e ti va bene, altre volte hai una pianta bellissima e te la fanno fuori le lumache, bastarderrime che proprio non te e aspettavi. Ma in fondo anche se c'è un po'di caos, l'importante, nel giardino, come nella vita, è coltivare ciò che ci rende felici e a me il mio giardino piace tantissimo (anche se ho imparato  che le lumache possono essere sempre in agguato!)

Golden Celebration

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08 maggio 2013

Vieni nel mio giardino, vogliono che le mie rose ti vedano.



Questa è la mia preferita, la rosa Graham Thomas: la sua bellezza mi rapisce sempre e vederla è sempre un'esperienza che equivale a un privilegio.
E'c'è solo una cosa che rasserena "lo sciame irrequieto dei miei pensieri" e cioè le mie rose. Ma anche le rose che vedo nei giardini altrui. Rose che catturano il mio sguardo. E mentre cammino continuo a voltarmi. E a dire il vero, quando guido la faccenda è un po' più complicata.
E dunque quando sono intorno a una rosa, a una pianta di rose voglio dire, non c'è più niente: depongo i miei livori, le mie passioni, le mie ambizioni, il mio rossetto, il mio piglio da gatta dominante, le mie cause giuste, le mie borse strafighe.
Mi bastano giusto un paio di vecchi guanti da lavoro e il mio orizzonte è tutto lì, ad osservare perplessa la comparsa di un cenno di ticchiolatura o in trepida attesa che si schiuda un bocciolo.

qualcosa di Perfetto

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Io sono credente, magari a modo mio, ma non riesco a pensare al Giardino dell'Universo, senza il Giardiniere che l'abbia creato così sorprendentemente bello.



rosa cocktail

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rosa cocktail 

Noi che....

noi che sabato 8 maggio 1982 abbiamo visto volare in cielo per sempre la cometa Gilles.

05 maggio 2013

01 maggio 2013

IRIS # 5

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IRIS # 4

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questo è il mio preferito! ne avevo un folto, ma per cause ignote, sono marciti l'uno dopo l'altro e ho salvato giusto due rizomi, così che sul fiore da fotografare, devo accontentarmi di questo che è anche un po'storto!

nel mio giardino stanno bene proprio tutti!

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Gli insetti in modo speciale!

aquilegia

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io ho difficoltà a fotografare le aquilegie,mi escono sempre che sembrano il fiore della famiglia Adams.
Si disseminano da sole e non chiedono niente così che te le ritrovi anno dopo anno, senza alcun impiccio. E brave le aquilegie!

1 maggio 1994


Chissà se anche tu lo sapevi
chissà se anche tu l'hai sempre saputo
che sarebbe finita così.
Ma sai, i bambini di strada muoiono per molto meno
e forse è proprio loro che osservi giocare dalla finestra
e il video è spento
perchè hai paura di vedermi giocare con la vita.
Qualcuno piangerà,
qualcuno dirà "se l'è cercata".
No mamma, non volevo morire così
non volevo che sucedesse come quando un pilota muore giovane.
Volevo solo vincere, vincere, vincere.
Sai quanto le ho amate queste macchine,
sempre più veloci, sempre più perfette,
mentre un uomo è solo un uomo
un uomo è sempre un uomo.
E poi ti dirò, non fa male morire così,
è quasi dolce questo calore...
No, non ti sto dicendo che sia giusto morire così,
ma così correndo ho conquistato il mondo,
per tornare da te dopo ogni gara.
Da te che adesso, come tutti, più di tutti,
ti chiederai se si poteva evitare.
Da Silva era il cognome di mio padre,
ma io per correre ho scelto il tuo: SENNA


Ho già pubblicato questa poesia sul blog, e  credo che in qualche misura non mi appartenga più, almeno emotivamente. Sono trascorsi quasi 20 anni da queste parole scritte di getto con la  macchina da scrivere,  alla fine di un pomeriggio trascorso con i miei amici. 
Di quel giorno ricordo di esser rimasta attonita innanzi alla TV dopo l'incidente, poi ho preso i miei adorati cani, Igor un bellissimo setter inglese e Mosè un delizioso volpino nero e con loro sono andata a piedi a "la Casetta", dove i miei amici stavano festeggiando      sui prato, addirittura 4 compleanni, giocando a pallone e ascoltando la radio.
Non so quanto mi sia rimasto di quella ragazza dai capelli lunghi, sicuramente non le Diana Blu che fumavo o i pantalonicini cortissimi che per sopraggiunti limiti anagrafici sono stati smessi da un po'. 
La Casetta non esiste più, ma gli amici sono rimasti quasi tutti, magari non ci si vede spesso come un tempo, però le occasioni ce le troviamo.
Il setter inglese oggi si chiama Slim, abita con i miei genitori, mentre la volpina nera è la mia Apua, che è proprio uguale al bel Mosè.